domenica 18 aprile 2010

Punti di vista
Elogio dell' incoerenza
di Prof. Claudio Grazielli

Quanto alla diversità non v'è dubbio essere un valore fondamentale per chi aspira a una visione consapevole delle cose.
Osserva ,un mondo costruito poliedricamente di infinite facce adiacenti, alcune illuminate dalla conoscenza, altre impercettibili nella penombra, il cui insieme come una somma algebrica definisce l'infinito Tutto, che non può essere diverso da se stesso, ma in definitiva al suo interno la diversità si manifesta come non-conoscenza. In questo mondo l'esperienza del diverso apre il cuore quando un lato del poliedro si accende e si svela, una sensazione di completezza si fa strada, un mosaico che si espande ed espande la coscienza.
L'adesione all'immagine che si ha di sè plasmata nel tempo intorno a giudizi esterni e

convenzioni vincola spesso ad una prospettiva monoedrica che della coerenza fa la propria legge coercitiva, una legge morale invalicabile (quanto spesso si parla di prigionieri di se stessi). In questo senso la coerenza ad una direzione pretesa assoluta può essere discriminante e impoverire l'esperienza. Coerenza è statica sicurezza attorno a ciò che conosci , una maschera che tiene a distanza la paura dell'ignoto e del vuoto; è la sicurezza per se stessi di un canovaccio imparato a memoria, e sicurezza per gli altri come strumento di determinazione e prevedibilità. Ma una ottusa stabilità non può essere desiderabile per questa vita, osserva come le crisi riflettano la soffocante sensazione di impotenza nel cambiare il corso delle cose e il tentativo di rompere i ceppi di una visione unilaterale.
Accogliamo l'incoerenza, o non-aderenza, come regola per godere della diversità. Un mezzo di liberazione dalla reclusione di sè. La non-aderenza non ammette l'aforisma formale "Rispetto il tuo punto di vista" il quale racchiude in nuce "ma grazie, mi tengo il mio", perchè passivamente lo preclude distogliendo lo sguardo; la non discriminazione è possibile tramite la non-aderenza ad un valore assoluto e il desiderio profondo di far proprio un nuovo modo di vedere e interpretare il mondo, sperimentare direttamente una diversa forma mentis.

DEI GIUDIZI POSSIBILI
Ammettendo di poter fare tabula rasa dei propri pregiudizi, di cancellare ogni orizzonte preconfezionato di strade "che devono essere percorse", quel che rimane è la sola co-aderenza al proprio istinto e niente più rientra nel calcolo razionale e nel super-io. Più l'individuo sarà libero di muoversi e conoscere ogni risvolto, più la visione poliedrica sarà complessa e completa, l'individuo sarà completo...e solo una visione totale, universale, assoluta può ammettere l'emissione di giudizio. Ma quando tutte le infinite facce del poliedro si manifesteranno alla mia coscienza? Fino a che non lo saranno ho la certezza di non potermi permettere di emettere un giudizio assoluto al quale co-aderire... la mia visione parziale potrà generare solo un giudizio parziale.
Questo appare il percorso dialettico del "pensare", un percorso personale e soggettivo che deve saper focalizzare il "sentire" e l' "agire" senza dispersioni, verso la comprensione più ampia e penetrante possibile delle cose e degli animi ,affinchè in virtù di ciò si conquisti la saggezza del sapersi calare in qualsiasi punto di vista senza remore e pregiudizi per "trattare gli altri come vorrebbero essere trattati" verso la consapevolezza assoluta.


23-8-2005 18:20, dialettica con ilfannullone, ogni pseudonimo è puramente casuale

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