domenica 12 giugno 2011

L'io è una riserva di bestie feroci.
Ogni giorno queste fiere cacciano cruentemente, ma per fortuna - come dice S. Agostino – hanno un limite nei loro desideri, e aggrediscono finché si sentono stimolate dalla fame, poi quando sono sazie lasciano la preda.
Non agisono tutte insieme, ma occupano il campo di battaglia in fasi diverse, mentre una è sazia, l'altra sfoga la sua ferocia. Spesso possono trovarsi a condividere la preda, in un gioco di predominio alternato.
Riconosci questi istinti incontrollabili?
Quando sei superbo (desiderio irrefrenabile di essere superiori agli altri, fino al disprezzo degli ordini e delle leggi), quando sei avaro (desiderio irrefrenabile dei beni materiali), lussurioso (desiderio irrefrenabile del piacere sessuale), invidioso (tristezza per il bene altrui, percepito come male proprio), goloso (abbandono ad esagerazione nei piaceri della tavola), iracondo (irrefrenabile desiderio di vendicare un torto subito), accidioso (torpore malinconico e l'inerzia nel vivere e compiere il bene).
Questi sono i famosi vizi capitali dell'animo, che sono i colori fondamentali che creano le infinite sfumature.



Ma il fatto è che a questo spettacolo la coscienza-coordinatore partecipa in modo consapevole, assiste alla battaglia e sempre vorrebbe, spesso inerme, potere intervenire.
Tanto che riconosco di trovarmi in situazioni in cui sono preso e sconvolto nella lotta, tentando di tenere il guinzaglio a me stesso, con grande sforzo e fatica.
Sono quindi allo stesso tempo attore e spettatore, fiera feroce e domatore, sempre a doppio registro emotivo.
Abbiamo dentro un groviglio di bestie che si azzuffano.

Poi si può notare una cosa: che questi animali prendono abitudini molto solide e faticosamente modificabili, e tendono a risvegliare la propria fame in base a precisi stimoli che si sono già sperimentati.
Non solo, se prendiamo in considerazione le relazioni tra persone, si può notare come certi istinti ne richiamano altri nel prossimo, come una preda che risveglia nell'altro il predatore.
In che modo succede? Secondo leggi, come quella di complementarietà, dove per esempio l'indifferenza risveglia nell'altro l'orgoglio.
E per contiguità gli istinti bestiali si susseguono, come una metastasi: la bramosìa di possesso che se non soddisfatta degenera in ira vendicatrice o si sfalda nell'accidia, cioè quella inerzia della volontà nella tensione verso un oggetto perennemente irraggiungibile, destinata a sfociare in irrequieta insoddisfazione.

Sarà possibile rompere questo inesorabile incatenamento? La coscienza che assiste e conosce bene le sue belve può capire facilmente che, in una certa situazione che si è già verificata in passato, quella bestia si sta sicuramente risvegliando. Può capire in anticipo che la catena di reazioni complementari nell'altro, e il domino della contiguità dei propri istinti, degenererà in una sanguinosa battaglia con un finale già scritto.

In quale momento dell'evoluzione la ragione saprà imporsi senza calcolo e sforzi sulle radici bestiali violente?
Nel mio piccolo sono sinceramente stanco di vedere questi cani, tigri, iene, cavalli, coccodrilli e serpenti che si azzannano in un copione che conosco a memoria, e con tutti i tentativi che faccio di tenerle in armonia a brucare l'erba, prima o poi, con il calare dell'attenzione, mi ritrovo senza rendermene conto in un bagno di sangue...

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