martedì 2 agosto 2011

Quando ci si trova di fronte a un bivio ci si impone di dover scegliere in tempo breve la strada migliore (che, è chiaro, non è detto sia la più facile).

Prima di fare una scelta qualunque ci viene spontaneo ricreare, con le immagini mentali più vivide possibili, la situazione proiettata nel futuro, prima in caso di una direzione, poi nel caso dell'altra. E le raffrontiamo: come starò se decido questo? Cosa succederà se scelgo l'altro?
Analizziamo i pro e i contro, e spesso l'analisi può diventare molto lunga e a volte addirittura estenuante, perchè oltre alla razionalizzazione dei fatti, si impongono passioni e paure, non controllabili (facilmente) e spesso in opposizione alle istanze della ragione.
E questo braccio di ferro tra centro intellettuale e centro emotivo è sicuramente il principale meccanismo da disinnescare per uscire dall'impasse, soprattutto perchè spesso è una contrapposizione illusoria.

Mi spiego: facciamo il solito lavoro di immaginazione, e raffrontiamo razionalmente le possibilità e le proiezioni future. Quindi mettiamo da parte il risultato.
Poi interpelliamo il centro emotivo, e per fare questo personalmente uso il metodo inverso rispetto a quello mentale, ovvero il suo negativo: immaginiamo di scegliere una delle possibilità, immergiamoci nella ricostruzione fantastica, e poniamo però l'attenzione, non sui pro e contro, ma sul tono emotivo che si genera pensando alla scelta opposta che NON si è presa.
Sì, è un lavoro che si fa sul rimpianto di non avere imboccato l'altra direzione, il rimorso di essere qui e non lì, diciamo sul livello di pentimento nell'avere fatto una scelta piuttosto che un'altra. Sembra che il risultato di questo confronto sia quasi sempre inequivocabile.
Il metodo inverso mi sembra funzionare perfettamente quando le forze in gioco sono paure più o meno coscienti.

Quando la risposta emotiva è certa, e si decide di conseguenza, il senno del poi dipanerà rapidamente la nebbia del dubbio, e anche la ragione troverà gli elementi coerenti con la scelta fatta, si troverà in totale accordo ("era giusto così"), e in quel caso la sensazione di coerenza interna tra sentire - pensare - agire sarà incredibilemente rivelatrice e appagante. è il registro di coerenza interna che è straordinariamente inequivocabile.

Il lavoro di conservazione della coerenza va fatto quindi a partire dalle sensazioni emotive, da quella posizione interna che, ci si accorgerà, si era già configurata molto prima di quanto possiamo immaginare.

Ci si accorgerà che: la risposta era già stata data, lì nel profondo, ancora prima che ci si ponesse la domanda.



Poi dopo succede questo 

E per accelerare il processo spesso ci metto anche un ingrediente segreto che è un aforisma personale sgrammaticato: Fai piuttosto che non fai
:-)


foto di Zoran Ozetsky

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