mercoledì 27 giugno 2012

Il cervello come un albero
È inutile:
- il pensiero razionale parla la propria lingua, con la quale può comunicare con altri pensieri razionali, sta in alto nelle frasche, è corticale, è psicologia, è logica.
- un certo istinto, il viscerale, profondo, sta invece in basso e all'interno, nel tronco cerebrale, è biologia (cioè si occupa di ciò che è bio-logico, ossia logico per la conservazione della vita), è energia vitale selvaggia.

Uno è il dire e pensare, l'altro è il fare e sentire.

Cos'è che dicevo inutile? Farli discutere, non si capiscono.

Non perdere tempo a fare chiacchiericcio con il tronco cerebrale, non sa cosa sia la parola, i discorsi, la psicologia... per lui sono solo movimento di labbra, un film muto.
Non cercare di convincerlo sulle faccende che riguardano l' istinto sessuale procreativo, o le questioni di bocconi-occasioni vitali da agguantare, o le reazioni agli attacchi esterni...non è che non ti ascolta, non capisce la lingua! Vuoi quindi spiegarti il tuo innamoramento? Vuoi fare il pensiero positivo per piegare le tue sofferenze? Non puoi, punto.
Non esiste la comprensione, il pensiero positivo, la consapevolezza (anche quella con la C maiuscola), sono parole dette a chi non ha né orecchi né occhi.
Non cercare di spiegare, interpretare... è un parlarsi in testa fine a se stesso, vagare per le frasche, mentre il corpo farà e sentirà tutt'altro. Non lo ascolti e ti opponi insistentemente? Ti ammalerai.
Il tronco si occupa di prendere e rilasciare l'energia, i rami e le foglie (la corteccia cerebrale) si occupano delle relazioni con il mondo e, molto esternamente, della comunicazione.
Qual è allora quell'unico modo che hai per comunicare con lui? Quando tratti questioni di cervello antico, devi permettergli di fare e percepire il mondo in un modo diverso; a volte basta spostarsi davvero di poco.
Sai, lui è molto pratico, vuole i fatti e niente più.
Sei disposto a smettere di parlarti in testa e a fare qualcosa di diverso, sei disposto a spostarti dalla tua posizione abituale?
Forse un giorno meglio mi spiegherò... (cit. da Hemingway di Paolo Conte, il quale conosce bene il linguaggio per segni)


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