Evidentemente il tema dei cicli mi sta a cuore, e si ripresenta ciclicamente, per l'appunto.
Osservando quello che accade mi sembra che l'urgenza, al pari della pigrizia, non sia un'attitudine amica e utile al perseguimento dell'armonia ciclica.
Anzi, l'ansia di vedere chiuso un processo in essere lo fa spesso anticipare, con un possibile risultato catastrofico rispetto alle aspettative; infatti, così come il ritardo nell'intervento su un processo dinamico e ciclico può rendere inutile l'azione, così anche un intervento troppo anticipato può avere lo stesso effetto nullo o negativo.
Ma il problema qual è:
che lo spazio di rappresentazione, quello spazio in cui si generano le immagini mentali, è terribilmente più veloce rispetto alla realtà, e l'aspettativa porta il punto di vista istantaneamente alla chiusura attesa del ciclo dell'evento, deformando la visione della realtà presente.
La mente è molto più veloce delle cose, confonde il virtuale con il reale, proietta il virtuale sul reale, e spesso sovrappone l'aspettativa (galoppante e bulimica) all'obiettivo.
Un atteggiamento che mi sembra prudente ma soprattutto efficace:
- avere sempre l'immagine chiara del processo ciclico che si sta prendendo in considerazione, che è quello su cui lavora la mia volontà
- avere l'immagine chiara e lucida del suo epilogo, come sarà il mio mondo alla sua chiusura, senza domandarsi troppo sul quando, sui tempi
- perseguire e aspirare all'immagine creata, che diventa l'obiettivo verso il quale le proprie azioni agiscono, o se vogliamo, che diventa il polo magnetico di attrazione delle proprie azioni dentro il futuro.
- non tentare di anticipare gli eventi, e fare molta attenzione a non intervenire tardi. Queste due cose hanno lo stesso peso.
- quando si agisce, rimanere in uno stato di osservazione e acuta intuizione, in cui carpire ogni segno, ogni piccolissimo movimento delle cose che può indicare che il ciclo sta avanzando, e che stia andando nella direzione dell'immagine di chiusura, ovvero secondo aspettativa. I segni, sappiamo, non hanno necessariamente correlazione di causa-effetto con il processo ciclico.
- Lasciare fluire il ciclo, che ha un suo tempo naturale, e non forzarlo nè perderlo di vista.
- Accelera solo quando accelerano anche i segni, che diventano anche prodromi, premonitori.
- Quando i segni sono coerenti, quando la strada si spiana e disegna da sola, il ciclo avanza come previsto e con velocità crescente. Semplicemente: se gli ostacoli si abbattono con facilità o anche autonomamente, è la strada giusta.
- se si è in anticipo, se si è in ritardo, se si è perso il ritmo o si è completamente perso di vista il processo, si inizia a sperimentare l'attrito, la corrente contraria, gli ostacoli che si creano. Si va contro il ciclo, e questo si chiuderà inesorabilmente dove non possiamo sapere, e senza di noi.
Allontanati e rimettilo a fuoco con lucidità, lavora modificando i pensieri fuori fase che muovono le tue azioni, rigenera l'immagine del futuro che ti trae a sè.
Osservando quello che accade mi sembra che l'urgenza, al pari della pigrizia, non sia un'attitudine amica e utile al perseguimento dell'armonia ciclica.
Anzi, l'ansia di vedere chiuso un processo in essere lo fa spesso anticipare, con un possibile risultato catastrofico rispetto alle aspettative; infatti, così come il ritardo nell'intervento su un processo dinamico e ciclico può rendere inutile l'azione, così anche un intervento troppo anticipato può avere lo stesso effetto nullo o negativo.
Ma il problema qual è:
che lo spazio di rappresentazione, quello spazio in cui si generano le immagini mentali, è terribilmente più veloce rispetto alla realtà, e l'aspettativa porta il punto di vista istantaneamente alla chiusura attesa del ciclo dell'evento, deformando la visione della realtà presente.
La mente è molto più veloce delle cose, confonde il virtuale con il reale, proietta il virtuale sul reale, e spesso sovrappone l'aspettativa (galoppante e bulimica) all'obiettivo.
Un atteggiamento che mi sembra prudente ma soprattutto efficace:
- avere sempre l'immagine chiara del processo ciclico che si sta prendendo in considerazione, che è quello su cui lavora la mia volontà
- avere l'immagine chiara e lucida del suo epilogo, come sarà il mio mondo alla sua chiusura, senza domandarsi troppo sul quando, sui tempi
- perseguire e aspirare all'immagine creata, che diventa l'obiettivo verso il quale le proprie azioni agiscono, o se vogliamo, che diventa il polo magnetico di attrazione delle proprie azioni dentro il futuro.
- non tentare di anticipare gli eventi, e fare molta attenzione a non intervenire tardi. Queste due cose hanno lo stesso peso.
- quando si agisce, rimanere in uno stato di osservazione e acuta intuizione, in cui carpire ogni segno, ogni piccolissimo movimento delle cose che può indicare che il ciclo sta avanzando, e che stia andando nella direzione dell'immagine di chiusura, ovvero secondo aspettativa. I segni, sappiamo, non hanno necessariamente correlazione di causa-effetto con il processo ciclico.
- Lasciare fluire il ciclo, che ha un suo tempo naturale, e non forzarlo nè perderlo di vista.
- Accelera solo quando accelerano anche i segni, che diventano anche prodromi, premonitori.
- Quando i segni sono coerenti, quando la strada si spiana e disegna da sola, il ciclo avanza come previsto e con velocità crescente. Semplicemente: se gli ostacoli si abbattono con facilità o anche autonomamente, è la strada giusta.
- se si è in anticipo, se si è in ritardo, se si è perso il ritmo o si è completamente perso di vista il processo, si inizia a sperimentare l'attrito, la corrente contraria, gli ostacoli che si creano. Si va contro il ciclo, e questo si chiuderà inesorabilmente dove non possiamo sapere, e senza di noi.
Allontanati e rimettilo a fuoco con lucidità, lavora modificando i pensieri fuori fase che muovono le tue azioni, rigenera l'immagine del futuro che ti trae a sè.
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ritmo cosmico