è un periodo che sono decisamente stanco, anzi posso dire tranquillamente esaurito.
Ricordo nel passato i periodi difficili come questo, in cui l'attrito nel procedere si fa ogni giorno più forte, e la sua ombra è una stanchezza logorante.
Ricordo anche come in questi momenti avessi una incontrollabile propensione a cercare un rifugio nell'arte, specialmente nella musica, la quale mi permetteva di spostare e modellare quell'energia tanto pesante e paralizzante, che obnubilava i miei sensi e percezioni, che faceva strappare le emozioni da un estremo all'altro, e che mi trascinava più in basso.
Spesso le conseguenze potevano riflettersi in disturbi fisici, non solo emotivi.
E mi rendevo conto allora che il creare, nel mondo, ha una funzione catartica insostituibile, che produce un trasferimento di carica che è necessario alla salute del sistema psicofisico: si tratta di quel meccanismo ciclico di concentrazione di energia, che si carica su se stessa e che per qualche motivo non trova uno sfogo e affatica il sistema, ma che, nella proiezione di una creazione materiale, trova la sua "messa a terra elettrica" che sgrava l'accumulo e alleggerisce l'essere.
Nella musica, quando la causa del malessere diventava il soggetto di ispirazione creativa, la scarica era profondamente catartica, accompagnata da un compiaciuto senso di libertà per avere "messo a terra" il peso dello spirito.
La scrittura è un altro mezzo che conosco di trasferimento a terra, per cui mettere in logica pensieri ed emozioni creando una struttura tangibile, produce un rilassamento notevole.
è la funzione del "Caro Diario" dove le emozioni contrastanti trovano riparo al suolo.
Sicuramente ogni tipo di espressione umana nasconde un processo simile, e non solo nel campo riconosciuto dell'arte, ma anche nel più semplice della semplice comunicazione: l'animosa chiaccherata con un amico, la piccola ma densa frase lasciata da qualche parte, o la scrittura di qualche riga su un blog come questo.
Non mettere a terra significa allora sovraccaricare e mettersi in pericolo, per questo trovare il modo di esprimersi liberamente nel mondo in forme nonviolente è una questione di primo piano per la salute psicofisica.
Ricordo nel passato i periodi difficili come questo, in cui l'attrito nel procedere si fa ogni giorno più forte, e la sua ombra è una stanchezza logorante.
Ricordo anche come in questi momenti avessi una incontrollabile propensione a cercare un rifugio nell'arte, specialmente nella musica, la quale mi permetteva di spostare e modellare quell'energia tanto pesante e paralizzante, che obnubilava i miei sensi e percezioni, che faceva strappare le emozioni da un estremo all'altro, e che mi trascinava più in basso.
Spesso le conseguenze potevano riflettersi in disturbi fisici, non solo emotivi.
E mi rendevo conto allora che il creare, nel mondo, ha una funzione catartica insostituibile, che produce un trasferimento di carica che è necessario alla salute del sistema psicofisico: si tratta di quel meccanismo ciclico di concentrazione di energia, che si carica su se stessa e che per qualche motivo non trova uno sfogo e affatica il sistema, ma che, nella proiezione di una creazione materiale, trova la sua "messa a terra elettrica" che sgrava l'accumulo e alleggerisce l'essere.
Nella musica, quando la causa del malessere diventava il soggetto di ispirazione creativa, la scarica era profondamente catartica, accompagnata da un compiaciuto senso di libertà per avere "messo a terra" il peso dello spirito.
La scrittura è un altro mezzo che conosco di trasferimento a terra, per cui mettere in logica pensieri ed emozioni creando una struttura tangibile, produce un rilassamento notevole.
è la funzione del "Caro Diario" dove le emozioni contrastanti trovano riparo al suolo.
Sicuramente ogni tipo di espressione umana nasconde un processo simile, e non solo nel campo riconosciuto dell'arte, ma anche nel più semplice della semplice comunicazione: l'animosa chiaccherata con un amico, la piccola ma densa frase lasciata da qualche parte, o la scrittura di qualche riga su un blog come questo.
Non mettere a terra significa allora sovraccaricare e mettersi in pericolo, per questo trovare il modo di esprimersi liberamente nel mondo in forme nonviolente è una questione di primo piano per la salute psicofisica.
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Secondo psicologia questa è una "trasferenza" di carica psichica