sabato 24 dicembre 2011

L'ARTICOLO IN PILLOLE (1 minuto) per l'uomo e la donna moderni che non hanno tempo:

Ipotesi: mi è tornato in mente un mio assunto fantasioso di adolescente riguardo la sofferenza che la fine di una relazione di coppia può provocare, e sulla sua durata: se la relazione è durata 10 mesi, il tempo necessario per non sentirsi più vincolati da risentimenti o nostalgie è pari a 10 mesi. Segue una legge di simmetria, ma in termini di anni la proporzione è dimezzata: 2 anni --> 1 anno.

Dimostrazione: ho avuto oggi un'intuizione sul mio stato attuale che corrobora l'ipotesi.
Siccome in questo sito "penso ad alta voce" e quindi è come se parlassi a me stesso (il sito è come un archivio di pensieri), è chiaro che non mi interessa un metodo scientifico nell'argomentazione, ma mi piace assai il metodo intuitivo, che permette di volare liberamente ben oltre la scienza.
Però mi scuso con chi legge perchè, parlando a me stesso, spesso mi capisco solo io.

Tesi: il tema "coppia" è il solito pretesto (ma argomento sul quale ho molto materiale, e chi non ne ha...) per tornare a trattare di una visione del mondo che non mi abbandona, dei fenomeni e del ritmo cosmico.
Dai piccoli accadimenti nella coppia, alla nascita e morte delle civilizzazioni e oltre, c'è un ritmo a cui non possiamo sottrarci.

Ora, per chi ha 3 minuti assuma come messaggi subliminali tutto il testo in neretto qui di seguito;
Per chi ha tanto tempo da investire, buona fortuna e prosegua la lettura:



SVILUPPO COMPLETO

Il dormiveglia, si sa, è uno stato di coscienza in cui gli oggetti di pensiero si mescolano in modo non ordinario, e spesso in questo movimento e negli scontri fanno scintille notevoli, tali che ti svegli completamente e rimani un po' esterrefatto con un oggetto tutto nuovo fra le meningi.
Succede stamattina, quando mi sveglio pensando: "ma io sono in una crisi epilettoide bella e buona!"... Ah ma allora stai male, adesso si capisce! No no, aspè che spiego.

Sono anni che osservo fenomeni di ogni genere da un certo punto di vista, e sono ormai convinto di poterli imbrigliare in regole cicliche deterministiche (e già in questo sito ne ho spesso trattato), ed è molto tempo che ritengo di poter ridurre anche alcuni aspetti delle relazioni umane in questo "ritmo cosmico".
Anzi, ancora prima di pensare ai fenomeni in senso lato, inizialmente mi sembrava curioso che avessi dei momenti di intuizione, come quello di stamattina, in certi periodi, in altri meno, in altri zero.
E ho cominciato a documentare questi momenti, segnandoli proprio a calendario, cercando una cadenza più o meno costante. Ricordo che erano i primi anni di università, questi momenti li chiamavo cicli di "Esuberanza Intuitiva".

Ma tra le tante altre applicazioni che poteva avere questa concezione del mondo, c'era un ambito che, empiricamente, mi sembrava avesse un ritmo difficile da spiegare, ma così lo percepivo e ne avevo intuizione: la vita e la morte di un'unione di coppia. Visto che la cosa mi faceva spesso soffrire, evidentemente l'attenzione era molto alta sul tema (:

Allora pensavo: qui la nostra storia (di coppia) è finita in modo piuttosto traumatico, adesso sto soffrendo, l'ultima volta anche e non è stato per niente bello.
Quanto tempo passerò in questo stato depressivo che le altre volte mi ha alterato tanto da non riconoscermi più?
Notavo principalmente che questo traghettarmi fuori era in qualche modo dipendente dalla durata stessa della relazione e dalla sua intensità. Allora con un azzardo logico ho pensato immediatamente alla formula R=S, dove Relazione e Separazione erano perfettamente simmetrici sulla linea del tempo.
E in effetti alla prova del nove i conti tornavano quasi sempre, ovvero il tempo dall'inizio della relazione alla sua fine coincideva con il tempo dalla fine fino a quel "giro di boa" interno, dove il sentito interiore, il registro profondo risuonava come: con questa persona non ho più niente a che fare.
Come un relé che scatta nella testa e che non ti fa più tornare indietro. Potevano esserci stati tentativi di riconciliazione, ma il vero taglio del cordone avveniva in un momento ben preciso e molto chiaro nella sensazione.
Il taglio ristabiliva l'equilibrio mio interno, e di conseguenza anche quello della relazione tra i due, la quale o si dissolveva liberandosi dai rimorsi e rimpianti, o si trasformava in qualcosa di nuovo e diverso senza pesi.
Perchè dico "quasi sempre tornavano i conti"? Perchè notavo che sui lunghi periodi (ma qui ho ben pochi dati a disposizione -.-' ) la proporzione variava nella misura della metà: ad esempio su una relazione di 6 anni potevano esserne sufficienti 3 soli per uscire dal tunnel.

Quindi questa era la deduzione dai dati empirici personali, ben poco raffrontati con gli interlocutori a cui li riferivo perchè, evidentemente, in un tale ragionamento posso solo essere preso per un cerebroleso in costellazione maniaco-depressiva.

Ma cosa è successo stamattina con quell' eureka! lanciata dal letto?
è successo che, purtroppo, ho trovato una giustificazione pseudo-scientifica a questa teoria bislacca!
Se sei stanco per affrontare ulteriori voli funambolici salta agli asterischi***


DIMOSTRAZIONE

http://www.albanm.com/
Mi devo rifare alla "bussola di Hamer" (curva bifasica) senza poterla spiegare troppo nel dettaglio perchè non sarebbe qui possibile, ma la uso in modo non ortodosso: non riferendomi strettamente a eventi biologici, mi scuso per servirmene come una macchina, uno strumento formale.
Consideriamo lo shock della separazione come una DHS (shock improvviso che mi prende in contropiede), che poi lo può essere sicuramente.
Si rimane in conflitto attivo (che può essere vissuto in modo depressivo, con svalutazione, con perdita di riferimenti e mille altri modi) in uno stato di simpaticotonia per un periodo, dove rimpianti rimorsi e tanti sentimenti contrastanti fanno una lotta tormentosa, ci si sente un po' persi in una quotidianità che deve prendere improvvisamente una forma diversa, si dorme poco e si pensa ossessivamente solo a quello.
Possono presentarsi fenomeni fisici nel corpo, e lo confermo nella mia personale esperienza recente: perdita di sensibilità dell'epidermide delle spalle lato frontale, che ha anche un preciso senso biologico.
Col passare del tempo si riesce, più o meno sgangherati, a farsene una ragione e si risolve il conflitto, anche grazie a eventi facilitatori che ci accadono (leggi: nuovi interessi / nuove relazioni).
In quel momento si entra in fase vagotonica, si riprende a dormire, ci si ricentra su se stessi e si ha la sensazione di riacquistare la ragione.
I fenomeni somatici sono quelli complementari e conseguenti ai precedenti, ovvero riparatori rispetto alla fase attiva di conflitto: nel mio caso edema diffuso sulle spalle e parte della schiena. Un'orticaria che pare senza senso ma che invece, guarda qui, forse ce l'ha.
La curva bifasica ora prevede un periodo di vagotonia pari al periodo di conflitto attivo, con una punta acuta di ripresa del conflitto nel centro stesso della vagotonia che chiamiamo appunto crisi epilettoide.
Ora, è qui che sto abusando dello strumento che si applicherebbe con precisione matematica alla biologia e non ai sentimenti, e che prevederebbe tempi diversi per la crisi epilettoide... però guarda un po', come un enneagramma, non si sa perchè ma funziona.

Stamattina mi sono quindi svegliato cosciente di essere tornato, per ore o probabilmente pochi giorni, in uno stato di agitazione pari a quello della prima fase (rimuginare, rimorsi, rimpianti, nostalgie varie), uno stato che non vedevo da mesi. Nella curva bifasica: la crisi epilettoide.
Se i tempi della curva corrispondono
- 140 giorni di conflitto attivo
- somatizzazione evidente nella parte finale
- risoluzione del conflitto con immediata somatizzazione (edema)
- 70 giorni dopo la risoluzione abbiamo la crisi epilettoide
- ora mi attenderebbero 70 giorni per il ritorno in normotonia, che partirebbe da quel famoso registro interno: con quella persona io non ho più niente a che fare, è stato bello ciao.

Ripetendo i conti sulle esperienze precedenti, il tempo di questa curva di Separazione è (quasi) sempre pari alla fase di Relazione, come se la Separazione fosse la seconda fase di un più grande ciclo bifasico di Relazione-Separazione, come il reflusso di un'onda sulla sabbia.

Esagerato? Riduzionistico? Funambolico? Insensato?
Penso proprio di sì, è tutto questo in misura proporzionale e simmetrica.



*** Perchè quello che ho appena descritto è un gioco intellettuale che può essere infondato, ma che richiama all'attenzione la presenza di processi che prevedono uno svolgimento, tempi e cadenze, nei quali l'intenzionalità umana ha sì una libertà illimitata, ma deve fare i conti con l'efficacia delle sue azioni in un ambiente che ha i suoi ritmi.
In quest'ottica, all'interno di un determinato processo, la coscienza avrà grande libertà di azione, ma in realtà influenza pressochè nulla sull'esito e la forma del processo stesso.


Allora è tutto predeterminato? No però... è tutto necessario.
Anche la coscienza e la sua libertà fanno parte del processo, e non potrebbero muoversi al suo interno in modo diverso: in quel tempo, in quello spazio, all'interno e in quel punto del processo ciclico, l'intenzione in libertà agisce ANALOGICAMENTE con tutto il sistema, e non potrebbe fare diversamente.
"Ciò che è in alto come ciò che è in basso" non segue una logica meccanicistica di causa e effetto, ma di analogia e armonia cosmica.

E' evidente che andare contro corrente comporta uno sforzo superiore piuttosto che seguirne il flusso, e allora è conveniente comprendere il processo in cui si nuota e cavalcarlo piuttosto che opporvisi.
Di regola, l'illusione ottica (mentale) che abbiamo nella aspettativa è quella di un ritmo molto più veloce di quello naturale.

In parole povere la questione è ribaltare il punto di vista e ascoltare il ritmo: siamo in un periodo di rivoluzioni sociali grazie ai movimenti arabi o spagnoli?
No: siamo in un periodo di movimenti spagnoli e arabi grazie alla chiusura di un ciclo sociale, dove alcune intenzionalità si accendono e prendono forza perchè è il momento.
Ma non sperare che siano questi movimenti a portare a chiusura il ciclo, perchè sarà lui stesso a chiudersi quando deve, con o senza di loro. Non sperare, dico, ma anche non disperare se ti sembra che la fine non arrivi mai. 
Tieni le antenne alzate, la coscienza sveglia, e l'intenzione attiva e carica come una molla.
Agisci agisci agisci nel tuo ambito e abituati al fallimento, ma batti il piede a tempo e osserva...

A livello economico? Questo studio sui mercati finanziari segue l'idea di base.
Non credere che eventi politici o naturali muovano i mercati, questa è solo un'illusione mediatica, sono, al contrario, praticamente ininfluenti sui cicli finanziari.
Per questo motivo, in virtù della loro dettagliata storicità e precisione, personalmente li uso come un grosso orologione svizzero: se il nostro mondo in questi secoli è così indissolubilmente in simbiosi con la finanza, posso ritenere che quando le lancette dei mercati segneranno la mezzanotte, sarà, finalmente, l'inizio di una nuova giornata per l'umanità tutta.

Ma la coppia, dove la mettiamo? Cerca di seguire il ritmo e non forzarlo, nè in un senso nè nell'altro; ti sarà necessario predisporti ad ascoltare i segni.

Va bene, ma se sei arrivato a leggere fino qui, ti chiederai: ma questi cicli vanno a casaccio? 
No di certo! Seguono l'evoluzione di questo universo.




PS: casualmente mentre scrivevo e riflettevo mi sono imbattuto in un articolo molto interessante del biologo Alessandro Giuliani che parla di forme evolutive "attrattori", che plasmerebbero la vita e i fenomeni sul loro modello, indipendentemente dalle modificazioni che avvengono all'interno del processo:

"...La cosa può sembrare astrusa ma non lo è affatto: se una particolare legge di crescita a spirale (si pensi ad esempio a certe conchiglie, ma anche a certe reazioni chimiche oscillanti che generano delle spirali nel mezzo in cui avvengono, o a certe formazioni rocciose..) non è un puro accidente di una continuum di forme tutte ugualmente possibili ma risponde invece a dei criteri di ottimalità nella sua relazione con l’ambiente e/o nella sua formazione, allora, indipendentemente da variazioni del sostrato (mutazioni che influenzano i ritmi di espressione genica per la conchiglia, cambiamenti nella concentrazione di prodotti e reagenti nella reazione chimica oscillante, variazioni di temperatura e pressione nell’orogenesi nel caso delle rocce) la spirale rimarrà praticamente identica a sé stessa. In fisica un tale comportamento si denota con la fascinosa parola ‘attrattore’, una certa forma, una certa modalità o ritmo è un ‘attrattore’ se il sistema continua ad adottarlo anche quando sottoposto a perturbazioni. Tanto più vasto è ‘il bacino di attrazione’ di un certo attrattore, tanto più resistente (e frequente) sarà la modalità corrispondente. In presenza di ‘attrattori’ il costante ed immemore flusso della continuità che tutto travolge e tutto trasforma si spezza e deve ‘chinare la testa’ a dei vincoli generali di ottimalità che ‘impongono certe soluzioni’ rispetto ad altre, il progresso non è più un flusso continuo ma un ‘saltabeccare’ da una ‘forma ammessa’ ad un’altra. La causalità ‘top-down’ (il finalismo avrebbe detto Aristotele, ma non ci impelaghiamo in termini sdrucciolevoli) si sovrappone al puro ‘costruire dal basso’ in termini di ‘forme privilegiate’ che indicano semplicemente delle ‘condizioni globali’ favorite dall’ambiente. Allora non avrà molto senso elucubrare sull’effetto di quel piccolo cambiamento (gene in più o in meno, mutazione X o Y) che con tutta probabilità verrà ‘riassorbito’ dal vincolo ‘top-down’, dalla stabilità cioè della forma generale in cui si inscrive..." 


fonte

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2 Responses so far.

  1. bello! come premio illuminerò, proteggerò, reggerò e governerò il tuo 2012 :)

  2. Grazie infinite angelo Audrey! :)

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