Ho iniziato a studiare musica intorno agli 11 anni: da lì in poi qualcosa è cambiato.
C'è un momento della mia vita, molto definito e puntuale, in cui ricordo di avere iniziato a percepire la musica in modo diverso.
Un'onda sonora compatta, piena e travolgente, muoveva emozioni, le viscere e trascinava la fantasia. Prima.
Poi piano piano il fronte sonoro ha iniziato a smembrarsi in elementi, strumenti, frequenze e ritmiche.
Modulazioni armoniche, dinamiche, stratagemmi compositivi, dettagli timbrici dei singoli strumenti, abilità e intenzione dei musicisti.
Accorgimenti tecnici nella registrazione, effetti, equalizzazione, compressione, campionamento e risposta dei mezzi di riproduzione.
C'è un momento della vita, molto definito e puntuale, in cui riconosco che una consapevolezza scientifica e analitica si è frapposta tra me e la musica.
Non avevo scelta, il dado era tratto: le cose erano diventate molto più chiare e intelligibili, eppure certamente meno spontanee e più distanti.
L'esperienza consapevole è cerebralmente più ricca ma emotivamente più vuota di quella inconsapevole.
L'esperienza mentale consapevole perde il corpo, e per questo è parziale e meno radicata nella realtà.
Questo è il prezzo da pagare per acquisire conoscenza e competenza.
Sembrerà paradossale, ma l'esperienza integrale, che coinvolge tutto l'essere nel momento presente, è quella fatta nell'inconsapevolezza, nel totale "non sapere", ovvero la condizione che permette il nuovo, l'inaspettato, il sorprendente: essenzialmente consente il contatto diretto con ciò che È.
Proprio questa sensazione di completezza mi porto nel ricordo di quando ero musicalmente incompetente e inconsapevole, quando l'esperienza dell'ascolto era vissuta con una intensità diretta alle viscere, senza filtri.
Poi sono diventato consapevole e sempre più competente, e l'elaborazione dell'informazione mi ha scollegato dalla piena esperienza perchè l'ha frammentata.
Una volta che i dettagli sono delineati e differenziati, il ritorno all'immagine fusa, integra e omogenea è un ricongiungimento impossibile?
Si tratta di una fase dell'apprendimento: quando la competenza, con il tempo e la ripetizione, si fa corpo consolidandosi nelle ossa, si compie la magia: l'esperienza diventa fisica e totalizzante, torna a essere libera, aperta e inconsapevole, ma solida in un "corpo competente" che non ha bisogno di mente.
Che tu sia un musicista o un ascoltatore, la tua meta sia l'inconsapevolezza.
Se sei in ricerca di una competenza qualsiasi, anche professionale, ripetila indefinitamente per acquisirla, e presta attenzione come solo senza controllarla essa potrà fluire liberamente.
C'è un momento della mia vita, molto definito e puntuale, in cui ricordo di avere iniziato a percepire la musica in modo diverso.
Un'onda sonora compatta, piena e travolgente, muoveva emozioni, le viscere e trascinava la fantasia. Prima.
Poi piano piano il fronte sonoro ha iniziato a smembrarsi in elementi, strumenti, frequenze e ritmiche.
Modulazioni armoniche, dinamiche, stratagemmi compositivi, dettagli timbrici dei singoli strumenti, abilità e intenzione dei musicisti.
Accorgimenti tecnici nella registrazione, effetti, equalizzazione, compressione, campionamento e risposta dei mezzi di riproduzione.
C'è un momento della vita, molto definito e puntuale, in cui riconosco che una consapevolezza scientifica e analitica si è frapposta tra me e la musica.
Non avevo scelta, il dado era tratto: le cose erano diventate molto più chiare e intelligibili, eppure certamente meno spontanee e più distanti.
L'esperienza consapevole è cerebralmente più ricca ma emotivamente più vuota di quella inconsapevole.
L'esperienza mentale consapevole perde il corpo, e per questo è parziale e meno radicata nella realtà.
Questo è il prezzo da pagare per acquisire conoscenza e competenza.
Sembrerà paradossale, ma l'esperienza integrale, che coinvolge tutto l'essere nel momento presente, è quella fatta nell'inconsapevolezza, nel totale "non sapere", ovvero la condizione che permette il nuovo, l'inaspettato, il sorprendente: essenzialmente consente il contatto diretto con ciò che È.
Proprio questa sensazione di completezza mi porto nel ricordo di quando ero musicalmente incompetente e inconsapevole, quando l'esperienza dell'ascolto era vissuta con una intensità diretta alle viscere, senza filtri.
Poi sono diventato consapevole e sempre più competente, e l'elaborazione dell'informazione mi ha scollegato dalla piena esperienza perchè l'ha frammentata.
Una volta che i dettagli sono delineati e differenziati, il ritorno all'immagine fusa, integra e omogenea è un ricongiungimento impossibile?
Si tratta di una fase dell'apprendimento: quando la competenza, con il tempo e la ripetizione, si fa corpo consolidandosi nelle ossa, si compie la magia: l'esperienza diventa fisica e totalizzante, torna a essere libera, aperta e inconsapevole, ma solida in un "corpo competente" che non ha bisogno di mente.
Che tu sia un musicista o un ascoltatore, la tua meta sia l'inconsapevolezza.
Se sei in ricerca di una competenza qualsiasi, anche professionale, ripetila indefinitamente per acquisirla, e presta attenzione come solo senza controllarla essa potrà fluire liberamente.
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